mercoledì 29 giugno 2011

LA SITUAZIONE DELLA GRECIA

Ricordiamo che nel 2002 la Grecia diventa il dodicesimo paese dell’Unione europea a rinunciare alla sua moneta nazionale, la dracma, in favore dell’euro. Anche se Atene oggi non si impegna a rispettare le norme rigide della Banca centrale europea, il paese è sceso nell’abisso finanziario lentamente ed inesorabilmente, dato che:
  • la spesa pubblica è in crescita e le tasse in ritardo. Dopo le modifiche normative fiscali i greci hanno iniziato ad evadere le tasse ancor più attivamente;
  • il deficit del bilancio del 2010 ha superato il limite consentito per la zona euro di più di 3 volte;
  • basandosi sui dati che Eurostat ha pubblicato ad aprile di quest’anno, il deficit reale del bilancio dello Stato è superiore a quanto il paese aveva prima, ovvero 10,5% contro 9,6% del PIL. Si parla del 5% in meno rispetto al 2009, ma nel contesto c’è la promessa di Atene di diminuire il deficit di bilanco fino all’8% entro lo scorso anno;
  • il debito pubblico greco è cresciuto dal 79,3% del 2009 al 85,1% del 2010;
  • ci sono i finanziamenti già concessi al paese, dato che per salvare il paese da un default sono stati chiesti dei prestiti da parte dell’UE e del FMI per un totale di 110 miliardi di euro;
  • in Grecia non possono far fronte ad un crescente deficit di bilancio e al debito pubblico a causa degli elevati livelli di consumo che i greci hanno e da cui non hanno tanta voglia di separarsi. Un terzo della popolazione greca non supporta le misure restrittive del governo ai tagli alla spesa pubblica, come gli stipendi, le indennità e le pensioni, il che è sufficiente per scatenare dei disordini sociali;
  • una qualità di vita troppo alta è stata possibile per molti anni proprio per i prestiti. Ora il livello di qualità della vita dovrebbe essere ridotto di almeno il 20%. Qualsiasi paese raggiunge questa decisione attraverso l’inflazione, ma la Grecia, essendo un membro della zona euro, non ha una banca centrale propria. Quindi, l’unica via di uscita è quella di tagliare gli stipendi, le pensioni e le prestazioni in generale.

Quando si parla di Grecia subito ci si chiede se gli Stati membri dell’UE interverranno per salvare il paese. La risposta è molto probabilmente positiva. Questo è ciò che capi dell’Unione europea e della BCE hanno dichiarato, ovvero che non si vuole che la situazione nella zona euro esploda senza motivo. Il presidente della Bce, Jean-Claude Trichet, ha descritto la possibilità di rinunciare alla Euro come assurda. Gli esperti sottolineano che non vi è un meccanismo per uscire dalla zona euro. La Grecia non può semplicemente svegliarsi e dire di non essere più nella zona euro.

Molte delle parti interessate non pensano che la Grecia uscirà dalla zona euro, questo per una serie di motivi:

  • le banche europee sono i principali creditori della Grecia, del Portogallo e della Spagna, per un totale di circa 1.300 miliardi di dollari. Le banche europee non possono permettersi di perdere anche solo una piccola parte di questo debito;
  • l’uscita di euro immediatamente causerebbe una crescita galoppante dell’inflazione ed un crollo della qualità della vita nel paese che uscirà;
  • quando un paese sarà uscito dalla zona euro, i restanti membri perderanno parte dei loro mercati.

Tuttavia, le opinioni di molti politici e di gran parte della zona euro, oltre che della popolazione dell’Unione europea, sono assolutamente opposte:

  • i cittadini della Gran Bretagna e della Danimarca pensano alla situazione della Grecia e si fregano le mani dato che non sono mai entrati in zona euro;
  • i cittadini di molti paesi della zona euro parlano di un ritorno alle monete nazionali. Ad esempio, il 49% degli olandesi vorrebbe tornare al fiorino, ma anche alcuni tedeschi vorrebbero tornare al marco;
  • le economie dei paesi che hanno problemi, ovvero Grecia, Portogallo e Irlanda, soffrono dal fatto di essere in zona euro, hanno perso la loro competitività. Uscire dell’euro svaluterebbe la loro moneta nazionale, ma questo a sua volta creerebbe le condizioni per una crescita delle esportazioni e per un rafforzamento della competitività.
Nel caso in cui il paese greco dovesse uscire, infatti, la Germania potrà beneficiare di un ritorno positivo. Dato che il paese ha un saldo positivo per il commercio estero, la spesa pubblica aumenterà e, come tale, migliorerà la qualità della vita nel paese. Un anno fa, quando si parlava di dare soldi in prestito alla Grecia, in Germania si pensava del perché pagare per le pensioni di lusso greche.

Cosa porterebbe l’uscita della Grecia dalla zona euro? La capitolazione della Grecia avrà gravi conseguenze per la zona euro:

  • l’uscita della Grecia minerà la fiducia nell’euro, cosa di cui approfitteranno le altre valute, come il dollaro USA;
  • il default di un paese della zona euro provocherà un calo della domanda dei titoli di Stato degli altri stati membri. E’ più conveniente mantenere in vita un paese anche per tutti gli altri paesi;
  • il ritiro della Grecia potrebbe provocare delle azioni simili anche da parte di altri stati membri della zona euro. Ad esempio, l’uscita dei greci è un problema per l’euro e per l’UE, ma il ritiro della Spagna sarebbe un disastro;
  • la scissione all’interno della zona euro inciderà inevitabilmente sulla stabilità politica dell’Unione europea, che ha richiesto ben 50 anni per essere costruita. George Soros disse che ci sono due Europe, una con e una senza debito.

La tragedia greca è ora in pieno svolgimento, pochi atti hanno già avuto luogo. Quanti altri atti ci dobbiamo aspettare in futuro?

Ora nel prossimo futuro bisogna stare molto attenti all’andamento dell’euro, dato che dovrà essere confermato, soprattutto long. Sicuramente, per chi volesse operare in questo settore, bisognerà fare in modo di stare sempre attenti alle voci che arrivano dalla Grecia e dall’Unione Europea stessa.

Tratto da "www.mondoforex.com"

Nessun commento:

Posta un commento